Shirley Collins – Lodestar (Domino, 2016)

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1978, l’age d’or della disco music con Bee Gees e Boney M a dividersi il mercato dei 45 giri di lingua anglosassone. I Democratici si riprendono la Presidenza degli Stati Uniti con Jimmy Carter ed Elisabetta II vigila, come oggi, sulle sorti del Regno d’Inghilterra. In quel 1978 Shirley Collins pubblica assieme alla sorella Dolly quello che, per 38 anni, sarebbe stato il suo ultimo album, perdendo poi la voce, letteralmente, per una forma di disfonia cui non erano estranei dolorosi rivolgimenti esistenziali.

Un lungo silenzio oggi interrotto, e non del tutto a sorpresa, da Lodestar, alla bella età di 81 anni. E se il ritorno di una delle regine del folk inglese, cantante solista e al fianco di Davey Graham e della Albion Band, ma anche ricercatrice al fianco di Alan Lomax alla fine degli anni Cinquanta, è di per sé una notizia, ciò che Lodestar contiene, ad essa aggiunge una piccola meraviglia.

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Raccolta di tradizionali inglesi, americani e cajun distanti tra loro anche 5 secoli, registrato nella casa della cantante sotto la direzione di Ian Kearey (Oysterband) con un ristretto gruppo di musicisti, Lodestar non è esattamente ciò che ci si poteva aspettare da una anziana regina del folk. Al tempo stesso, tuttavia, suona come la inevitabile prosecuzione di un percorso artistico rigoroso, centrato sulle canzoni e sulle voci, fantasmatiche, che nei secoli le hanno condotte alla nostra contemporaneità, e sulla loro attualizzazione.

L’affrancamento dalla filologia è dichiarato sin dall’apertura, negli 11 minuti nei quali sono liberamente racchiuse quattro canzoni, una delle quali solo strumentale per hurdy gurdy e pipe. Parche e suggestive, le voci musicali (hurdy gurdy, chitarre, harmonium, pipe, banjo, violino, percussioni) creano con studiata libertà ambienti minimalisti funzionali alla drammatizzazione del canto della Collins, cui il silenzio e l’età hanno conferito nuance di asprezza prima inaudita, senza cancellarne del tutto l’originaria leggerezza. Le prime ammantano di gotici presagi canzoni come Death And The Lady, già interpretata nei Settanta con la sorella Dolly, la seconda ricopre di grazia austera Sur Le Borde De L’Eau.

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Non sono estranee a Lodestar nemmeno le lontane registrazioni sul campo condotte assieme ad Alan Lomax. Anche i suoni dell’ambiente rurale, il presente nel quale Shirley Collins conduce ora la propria vita, divengono qui elementi narrativi. Come nella ricostruzione di un brano secolare come Cruel Lincoln, brutale racconto del doppio omicidio di una donna e del figlio, svolto con grave solennità nell’altrettanto cruda noncuranza di un cinguettio di uccelli.

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