Louis Gossett Jr, 1936 – 2024

L’idea originale di Handsome Johnny era di fare una canzone contro la guerra, in particolare quella del Vietnam. Il senso era, quante volte ancora dovremo imbracciare le armi e andare in guerra?

Ai primi di maggio del 2013 stavo lavorando ad un articolo su Richie Havens, scomparso da poche settimane. Mi ricordavo che Louis Gossett Jr, che lo ha raggiunto dall’altra parte del Giordano pochi giorni fa, era stato un suo compagno di hootenanny ai tempi del Greenwich Village, autore di quella Handsome Johnny con la quale Havens aveva aperto i tre giorni di Woodstock, e tentai un’intervista, invero irrituale e garibaldina per una star di Hollywood. Un paio di email furono tuttavia sufficienti per fissare una telefonica, che risultò poi una tra le più facili ed interessanti mai fatte sin lì (e pure dopo). Louis Gossett Jr si rivelò, infatti, un conversatore attento, appassionato, gentilmente loquace. Quella che segue è la trascrizione completa di quanto mi raccontò, una sintesi della quale venne poi pubblicata il mese successivo su JAM.

So long Louis.

A quei tempi lavoravo molto nei teatri di Broadway. C’era una fiorente scena inglese, My Fair Lady, Hamlet, lavori di Beckett, con attori inglesi come Richard Burton, John Gielgud. Così è nata la scena Off Broadway, da cui poi è disceso il teatro di avanguardia, il teatro dell’assurdo e tutto il teatro contemporaneo.

Io stavo provando in un teatro di McDouglas Street. Al piano di sotto c’era il Cafe Wha? di proprietà di Manny Roth (lo zio di David Lee Roth, storico cantante dei Van Halen). Lì suonavano i più grandi folk singer di quei giorni, cantavano e passavano il cestino tra i tavoli per raccogliere soldi. Un posto talmente piccolo che potevi fare un sacco di rumore semplicemente schioccando le dita, invece di applaudire. Il loro cestino era sempre pieno e facevano canzoni che io conoscevo bene, come spirituals, blues.

Così ci provai anch’io, cantai qualche spiritual, misi in giro il cestino e raccolsi 150 dollari. E questo accadeva tutti i giorni. Per farla breve, mi comperai una chitarra, imparai tre accordi e almeno trecento canzoni, che potevo suonare solo cambiando la tonalità. Presto mi ritrovai a condurre una Hootenanny, assieme a Paul Stookey, prima che assieme a Peter Yarrow e Mary Travers formasse il trio Peter, Paul & Mary. E lì conobbi Fred Neil, che divenne da subito uno dei miei migliori amici, John Sebastian, prima dei Lovin’ Spoonful, Cass Elliott, Richard Pryor. Una sera si presentò anche un certo Bobby Zimmerman, al quale dovetti prestare la mia chitarra. Era Bob Dylan, ovviamente, nel pieno del suo periodo Woody Guthrie. Era un gruppo straordinario. E poi venne Richie Havens, con quella sua accordatura aperta. Non avevo mai visto niente di simile. Le sue performance erano talmente intense che regolarmente rompeva le corde della chitarra.

Contemporaneamente continuavo a recitare in teatro. Erano solo 45 dollari a settimana, ma era una messa in scena importante, che ebbe grande successo a Broadway. Ricevetti un’offerta per recitare in una serie televisiva, Young Rebels. Dovevo scegliere se continuare come cantante folk o fare l’attore. Presi un volo per Los Angeles e lasciai tutte le canzoni che avevo scritto a Richie, ma una volta lì scoprii che la serie era stata cancellata. Senza lavoro, mi trovai presto al verde, sino al giorno in cui il padrone di casa mi buttò fuori e mentre stavo caricando le mie cose in macchina arrivò il postino. Aveva una lettera per me da una casa di edizioni musicali. Dentro c’erano 7.200 dollari. Richie aveva cantato una mia canzone, Handsome Johnny, a Woodstock e l’aveva incisa nell’album Mixed Bag. Grazie a Richie non sono diventato un homeless. E di questo gli sono sempre stato riconoscente. E ogni volta che i nostri destini si sono incrociati, sono salito sul palco con lui e ho cantato quella canzone. Da quei giorni al Cafè Wha? io e Richie siamo stati molto vicini. 

L’idea originale di Handsome Johnny era di fare una canzone contro la guerra, in particolare quella del Vietnam. Il titolo iniziale era Song With No End, con Handsome Johnny condannato alla guerra, per sempre. E il senso era, quante volte ancora dovremo imbracciare le armi e andare in guerra? Richie aggiunse le strofe finali. Oggi ho una fondazione, Eracism. La situazione adesso è molto diversa da allora. Non ci sono solo Handsome Johnny che vanno in guerra, ma forme molto più sofisticate di alimentare conflitti, che non prevedono nessun vincitore.

Il mio suggerimento, sommesso, è rivolto ai genitori, perché educhino i propri figli a casa prima che questi imparino dalla strada, dalla vita, dando loro gli strumenti per gestire tutte le informazioni che riceveranno poi al di fuori dell’ambiente domestico. Il mio contributo, dato dalla mia esperienza, è incoraggiare i giovani a liberare la propria spiritualità, la religiosità, chiunque sia il loro dio non importa, ed essere compassionevoli, verso gli altri e il pianeta. Perché l’obiettivo comune non può che essere la preservazione del nostro pianeta. Ripulendo l’aria e l’acqua, ripopolando i mari e i fiumi di pesci, le foreste di nuovi alberi, ripristinando l’equilibrio con la natura. E questa è una delle cose che Richie e io abbiamo condiviso, da sempre. Che importa ciò che possediamo, soldi, armi, petrolio, proprietà, se stiamo distruggendo la terra dove viviamo?

Il mio ricordo più forte di Richie è quando, nel fango di Woodstock, l’ho sentito intonare Handsome Johnny. Woodstock non è stato solo un concerto. E’ stato l’inizio della consapevolezza di ciò di cui parlavo prima. E nulla può cancellarla una volta che ce l’hai nel sangue. Non dobbiamo provare tristezza o sentirci falliti se non siamo ancora riusciti a raggiungere la pace, ma continuare a crederci perché prima o poi accadrà. In questo Richie e io l’abbiamo sempre pensata allo stesso modo. Abbiamo sempre avuto una grande fiducia nel genere umano. Se saremo compassionevoli l’un l’altro, non potremo che vincere e il mondo si salverà. Dio ha creato il diavolo per sconfiggerlo e anche se il diavolo è molto scaltro, sarà, alla fine, battuto. 

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