Livingston Taylor – Safe Home (Chesky Records, 2017)

Si intitola Safe Home il sedicesimo album di Livingston Taylor, fratello di James (ma anche di Alex, Kate e Hugh), musicista e cantautore da 50 anni e professore al Berklee College of Music da oltre 30, ed è una scelta più che azzeccata che compendia in due sole parole il senso di un lungo e prezioso cammino artistico e ne restituisce, in queste 14 canzoni, il distillato estetico e culturale, con garbo antico e vivace sapienza.

Confidente e intimo, rassicurante già dal timbro inconfondibile del canto di Livingston, che condivide con il fratello James il dono della melodia, suonato in diretta in due giorni con un piccolo combo jazz guidato dal pianista Shelly Berg e prodotto dalla Chesky Records con l’abituale raffinatezza audiofila, Safe Home è il resoconto eclettico di un percorso che tiene insieme, sin dai suoi esordi, la tradizione di Broadway, il folk del New England, il pop.

Pagine dal Mago di Oz, che Taylor rilegge oggi con la dolce serenità di un adulto alle soglie dei 70 anni, si alternano alla riformulazione jazz di classici pop (Penny Lane) e country (Bye Bye Love), e all’attualizzazione folk jazz di standard di Rodgers scritti con Hammerstein (People Will Say We’re In Love che si trasforma nel crooning delicato di My Funny Valentine) e Hart (My Romance). E accanto, quasi a restituire debiti artistici forse mai prima consapevolizzati del tutto, alla reinterpretazione della sua I Must Be Doing Something Right, pubblicata nel 1991 nell’album Our Turn To Dance, con l’abito di un moderno Cole Porter.

Curiosamente, questa è l’unica delle 4 canzoni di suo pugno presenti in Safe Home che Taylor tiene per sé. Le altre, tra le quali una intensa Answer My Prayer dall’album del 2009 Alaska Moon, le affida ad una propria allieva di gran talento, la cantante Chelsea Barry, con la quale duetta anche nella ironica e frizzante Anything You Can Do, semiseria versione contemporanea di Bing Crosby e Rosemary Clooney.

Il finale però è tutto per lui, nella melanconica serenità, nella perfezione della musicalità, dei versi di Try To Remember, un hit di metà Sessanta qui nella sua forma definitiva. Deep in December it’s nice to remember/the fire of September that made us mellow.

 

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