10 album per il 2018

Strizzare in dieci righe un anno intero di musica? Non se ne parla. Per questo ci sono Billboard e Spotify, che, numeri alla mano, e nel caso della musica liquida si parla di miliardi di ascolti (?), ci riportano con algebrica esattezza quanto di meglio (e mettiamoci pure un secondo punto interrogativo, ?), l’anno che sta per concludersi ha saputo offrirci. Poi ci sono le testate specializzate, digitali e di carta, alcune delle quali svolgono un lavoro egregio, ma proprio perché specializzate, utilizzano radar altamente selettivi ed altrettanto escludenti. 

I 10 album che seguono, allora, ordinati alfabeticamente, sono soltanto la personalissima sintesi di un anno di ascolti, e nemmeno per intero. Per consuetudine narcisistica, infatti, qui trovano posto solo album dei quali Music bin ha provato a raccontare. Sono album perlopiù minori, per esposizione mediatica e scelte di campo, che camminano sulle gambe di chi li ha fatti e li propone, notte dopo notte, dentro a sale piccole e periferiche. Ma dentro ad ognuno, almeno per chi scrive, si rinnova l’epifania del rock, da intendersi nel più ampio dei suoi tanti significanti e significati. Sempre lo stesso, sempre diverso.

Joan Baez – Whistle Down The Wind

WDW

Abbracciata dalla produzione attenta e rispettosa di Joe Henry, che la circonda di un tappeto elettroacustico impeccabile e discreto, è comunque e ancora la sua voce, anche nella nudità indifesa dell’avvenuto decadimento, il suo fraseggio che sa scolpire nel suono ogni singola parola, a riempire di verità le canzoni, pur bellissime, di Whistle Down The Wind.

Cameron Blake – Fear Not

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Sorprende, ed è una dolce carezzevole sorpresa, Fear Not, terzo album di Cameron Blake, giovane compositore il cui talento, c’è da scommetterci, è ancora tutto da esplorare. Sorprende per la ricchezza di scrittura, la ricerca melodica, la multidimensionalità stilistica e la raffinata qualità degli arrangiamenti, che riconducono a canzone il respiro di una cinquantina di voci strumentali. Sorprende, ancora, per la statura lirica e la curiosità di sguardo da storyteller autorevole e confidente.

Cats Out Of The Bag – Hairpin Curve

Copia di Hairpin Curve cover art

Il mondo che Eric Wood continua a cantare, sin da quando ha cominciato a farlo con le sue Lettere dalla Terra, è “un mondo favoloso, dove la verità è diventata dissenso, dove quelli che sono perdonati sono quelli che non si pentiranno”, dove si compete per la semplice sopravvivenza e si scambia l’anima per “tasche piene di sogni”. 

Citizen K – III

III

Una sorta di neoimpressionismo sonoro, che, mutatis mutandis, richiama il lavoro di pittori come Seraut e il suo puntinismo, nel dettaglio dei colori strumentali e nella loro ricomposizione realistica. Una scrittura musicale naturalistica che, nel ricostruire ambienti e paesaggi, non disdegna inserti tratti dalla realtà, anche artificiale, di rumori e voci ambientali.

Alessandro Ducoli – Diavoli e Contrari

DC

L’amore cantato da Ducoli in queste cronache da divano (la definizione è tratta dalla copertina) è di carne e sangue, di delirio e debolezza, di orgoglio e paura. Ducoli lo scompone e lo rimette insieme, lo celebra con tempeste di parole che sanno farsi suono.

 

Malford Milligan & The Southern Aces – Life Will Humble You

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Un viaggio tra soul, rock e blue eyed, tra brani originali e qualche altra cover scelta con devozione, come Yo Yo e Getting Over You del rimpianto Stephen Bruton, e Slow Train, gospel scritto da Steve Cropper 50 anni fa e messo su nastro dalle Staple Singers. Life Will Humble You è l’album che Malford Milligan meritava da tempo. 

 

The ACC – Beautiful, At Night

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Beautiful, At Night è Rock (la maiuscola è voluta) scorbutico e low file, di quello sparato fuori dalle grate delle cantine che bucano i marciapiedi, che ti fa girare la testa spezzando di soprassalto la routine degli ascolti algoritmici, frastuono urbano che nasconde un’arcadia decomposta, sogno utopico di una repubblica post industriale che non ce la fa ad accettare la propria invisibilità.

Tom Rush – Voices

Voices

Brani dalla classica scrittura folk autorale, in prevalenza happy song che celebrano i piaceri di una vita assaporata nel pieno delle consapevolezze di un quasi ottantenne che non ha rinunciato all’amore, alla meraviglia della natura, ai piccoli momenti che, se colti nella loro occasionale pienezza, possono riempire di senso una esistenza.

Jennifer Warnes – Another Time, Another Place

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Ogni volta diversa, ma ogni volta sé stessa, Jennifer Warnes riempie di empatia e autorevolezza l’anima profonda di canzoni che non sono state scritte per lei, ma dalle quali si lascia condurre, modulando con sapienza il proprio maturo timbro di contralto e, nel farlo, si reinventa, brano dopo brano. E’ il dono, raro e prezioso, dell’interprete, è la matematica del cuore.

Willard Grant Conspiracy – Untethered

WGC

E’ un lavoro multidimensionale Untethered, e in questo in realtà non differisce dai lavori precedenti, dieci in tutto live e antologici esclusi, nel quale però, e non poteva essere diversamente, l’ombra di Robert Fisher abbraccia e detta, nella dolcezza ma anche nella rabbia del rimpianto, la costruzione collettiva delle composizioni.

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